Ander-
Per cominciare puoi fare brevemente un riassunto della tua carriera calcistica?
Manfredini- Ho iniziato a 12 anni che sono andato a giocare perché
io abitavo a Batipaglia, nel sud dellItalia, vicino a Salerno, Napoli.
Con i miei genitori dopo vari provini, sono stato preso con la Juventus
giovanile, e a 12 anni mi sono trasferito a Torino dove cè
la Juventus. Ho fatto tutta la giovanile dai 12 fino ai 18 anni. Poi ho
cominciato a fare vari giri, sai, delle squadre, finora ho fatto C-1,
ho fatto tanta serie B, ho fatto tre anni con la serie A col Chievo, con
la Lazio, e questanno sono arrivato qui. A- Abbiamo letto anche
che sei affermato nel Chievo Verona.
M- Si, è una piccola squadra. È un quartiere di Verona,
perché Verona più o meno è grande come Pamplona,
è una zona come qui può essere Mendebaldea, che si chiama
Chievo e lì è nata questa squadra piccola come società
però una buona società seria, e adesso è al vertice
della serie A.
A- E poi sei stato trasferito alla Lazio. Come sei stato?
M- Sì, alla Lazio [...] sono andato lì, mi è nato
un bimbo bellissimo ma non mi sono inserito, non ho giocato come sapevo,
capita! Ho deciso di cambiare, di venire qui e provare.
A- Sentivi che avevi molta pressione in un club più grande?
M- Ma no! Sicuramente alla Lazio cera più pressione [...]
ma è anche bello, eh?.
A- Volevi giocare e ...
M- Sì, non giocavo bene, e poi ho giocato poco e volevo giocare
un po di più, volevo anche rimanere in Italia, perché
le squadre cerano, però volevo proprio cambiare e provare
altre esperienze, allora ho provato a venire qui.
A- Dimostrare nel campionato che sei ancora capace.
M- Ma quello lo sapevo già, eh? Perché non è che
3 mesi eri bravo e 3 mesi dopo no. [...]
A- Qui la pressione non è tanta?
M- É diverso, in una grande società, come si vede anche
a Madrid, cè più pressione, è lo stesso nella
Lazio, perché la Lazio equivale al Madrid, Barcelona o Valencia
qui. Cè più pressione perché si deve vincere
per forza, Osasuna deve salvarsi, solo quello. La differenza sta lì.
A- È simile al Chievo Verona, o anche a Verona cè
più pressione?
M- No, è uguale. Chievo Verona non ha molta pressione di pubblico
perché non ha una platea come la Roma, almeno 80.000 persone nello
stadio.
A- Cosa pensi sui giornalisti qui?
M- Non leggo i giornali, possono scrivere una cosa buona o no, per me
è uguale. Quando li vedo ciao, anche se mi hanno scritto
ieri male, non lo so.
A- Ma, senti questa pressione particolare della stampa?
M- Mai leggo, sicuramente quando sono allo spogliatoio sento i compagni
che parlano e qualcosa mi arriva... È da un po danni
non li leggo perché intanto i giornalisti scrivono quel che vogliono.
Fernando- Quando un calciatore viene da fuori di solito ha la speranza
di giocare. Hai giocato molte partite ma non sei titolare fisso. Come
ti senti?
Manfredini- Bene! Su 6 partite ne ho giocate 4 da titolare. La prima non
la contiamo, ero appena arrivato.[...] Sono stato bene. Sto tranquillo.
F- Comè lambiente tra i giocatori dentro allo spogliatoio?
M- Buono, sono tutti bravi ragazzi, ragazzi tranquilli. Con bravi ragazzi
si sta sempre bene. Nessuno crede di essere meglio dellaltro, perciò
questo è molto importante.
F- Ti piacciono i tifosi osasunisti?
M- Si, fanno casino eh? Fanno tanto rumore (ride)
F- Cosa sapevi di Osasuna prima di venire?
M- Osasuna come squadra poco, però la conoscevo perché guardando
la liga leggevo il nome. Pamplona, per la festa che fanno
a San Fermín.
A- La conoscevi?
M- Sì, in Italia la fanno sempre vedere in televisione.
F- Il contratto finisce a giugno. Cosa vorresti? Cosa preferiresti,
tornare a Roma o rimanere a Pamplona?
M- Non è una cosa che ci penso, per adesso. Mancano ancora due
mesi, finiamo questi due mesi, finiamoli bene, cerchiamo di salvarci e
poi si vedrà.
F- Secondo te, quali squadre andranno in serie B questanno?
M- Tutte tranne noi! (risate)
F- Hai pensato quali saranno?
M- Non ci penso, io penso alla mia squadra. Io vengo a far lallenamento
molto contento ma dopo lallenamento basta. Non guardo le partite
in TV, non leggo i giornali, sto col mio bimbo, mia moglie, gli amici...
F- Qualche volta ti sembra che tutto quello che ha a che vedere con
il calcio sia un po ridicolo?
M- Sai cosè? Il calcio è molto trasmesso in TV, allora
quando una persona vede unaltra in TV pensi che sia non so che cosa,
invece la vedi per strada ed è normale. Quella è la differenza.
F- Cosa ha significato per te fare un gol al Real Madrid?
M- Contento! Ma perché ho fatto gol, non perché era il Real
Madrid. Quando fai gol è bello.
F- Chi è, secondo te, il miglior giocatore di Osasuna?
M- Non si può dire chi è il miglior giocatore. [...] È
difficile comunque. Sicuramente nessuno è Maradona. Maradona è
il più bravo, gli altri, chi è più bravo a fare una
cosa, chi è più bravo a fare unaltra, quindi non cè
la stella.
Pilar- Cosa ti manca di più dellItalia?
Manfredini- Niente!
P- Nulla, neanche il cibo?
M- No, il cibo è lo stesso, quello che voglio lo faccio cucinare
da mia moglie. Mi mancano forse i miei genitori, gli amici, ma tanto so
che tra poco tempo potrò rivederli, in vacanza.
P- Cosa ti piacerebbe fare dopo la tua tappa come calciatore? Qualcosa
collegata al calcio, oppure qualcosa di diverso?
M- Il pensiero adesso è non rimanere nellambiente. [...]
Una cosa che vorrei fare è allenare i bambini, mi piacciono molto,
e poi non cè malizia nei bambini, non cè cattiveria,
però i bambini piccoli eh? Fino ai 10, 11 anni...
P- Hai detto che hai un bimbo appena nato, come si chiama?
M- Sì, ha 6 mesi, si chiama Christian, è bianco, molto bianco!
P- Se non fossi stato calciatore, cosa ti sarebbe piaciuto fare nella
vita?
M- Guarda, ho cominciato a giocare perché sono stato adottato da
questa famiglia del Sud dellItalia, mi hanno iniziato a giocare
a calcio perché mi hanno mandato in questa squadra per socializzare,
per imparare a conoscere tutti e poi in casa hanno voluto che riuscissi
a giocare a calcio [...] non so, però non avevo un sogno particolare.
P- Cosa ti ha sorpreso, gradevolmente o sgradevolmente, di Pamplona,
della gente?
M- No, sgradevole niente. È molto tranquilla, si vive molto bene,
per la famiglia.
P- Ma non è, diciamo, limmagine della Spagna classica...
M- Lo so, lo so, se vai a Barce- lona è completamente diverso,
cè più vita, ma si vive molto bene a Pamplona. È
molto tranquilla come città.
P- Forse rimani qui.
M- Sì, perché qui si sta bene e quando stai bene in un posto,
si vive bene.
Clint- Sei nato in Costa DAvorio e dopo sei vissuto in Italia.
Hai qualche contatto con Costa DAvorio?
Manfredini- Sì, ci sono i miei genitori. Ci sono tornato nel 2000
e poi ho tanti fratelli. Non saprei dirti, sono andato lì e ne
avevo già 15. Me li hanno presentati tutti, non li conoscevo. Sì,
ho dei piccoli contatti, ogni tanto li aiuto economicamente, ma per me
i veri genitori sono questi italiani.
C- Oltre al calcio, quali sono i tuoi hobby?
M- Hobby altre al calcio? Andare a fare la spesa con mia moglie al supermercato
e portare il carrello, poi stare con il bimbo e basta.
Poi leggo, piccole cose, quando vado in ritiro per passare il tempo leggo
o lavoro al computer, navigo su internet. Mi piace lelettronica,
le cose normali, niente di particolare.
C- Che tipo di musica ti piace?
M- Un po tutta, ascolto Madonna, Laura Pausini, Michael Jackson.
Non una cosa specifica, mi piace un po tutto. Mi piacciono le cose
belle, come a tutti!
C- Si dice che gli africani hanno un buon ritmo quando ballano, è
genetica?
M- Io non so ballare, non so cantare. Niente! Canta lorso.
C- Ti vorrei fare qualche domanda. Ti dico una parola e, se ti sembra
bene, mi rispondi con unaltra.
C- Una squadra.
M- Il Chievo.
C- Un libro.
M- Lalchimista di Paulo Coelho.
C- Una parola basca?
M- Osasuna
C- Un personaggio storico
M- Robin Hood
C- Il tuo idolo sportivo?
M- Michael Jordan
C- Un momento del giorno?
M- La mattina quando vado in camera alle 7,30 che mio figlio si sveglia.
Stupendo! Che mi guarda così.
C- Un luogo di vacanza?
M- Abbiamo un casa giù da noi, sulle colline di Firenze. In agosto
quando fa molto caldo in città, si va lì. Bellissimo!
C- Cosa ti porteresti in unisola deserta?
M- Due persone, hai capito già. E basta!
A- Hai detto che abitavi nel Sud dellItalia?
M- Sì, i miei genitori adottivi abitano ancora lì. Io ho
tanti amici perché sono cresciuto lì fino ai 13 anni.
P- I tuoi genitori africani sono vivi, questo non è un po
strano?
M- No, mi hanno mandato qui, perché comunque, lì la vita
non è che sia... Quando sono tornato ho visto dei ragazzi che avevano
la mia età, che quando ero più piccolo, comunque io stavo
insieme a loro. Ho visto come stavano, non è che stavano benissimo,
perciò mi ritengo fortunato. Mi hanno mandato in Italia per star
meglio, per studiare, ma io non avevo tanta voglia di studiare. Mi sono
diplomato e basta. Loro invece volevano che andassi avanti, non so, diventassi
dottore, però alla fine le cose sono andate bene.
A- Parli qualche dialetto italiano?
M- Sì, napoletano. Se mi senti ti faccio ridere
P- Con la calata napoletana?
M- Adesso la calata si sente meno, perché ho sempre vissuto al
Nord, perché ho sempre giocato al nord, però il dialetto
lo parlo quando vado giù con gli amici.
A- Parli spagnolo?
M- No, poche parole, però non so attaccarle insieme. Per esempio
so come si dice la macchina, come si dice la strada, però non so
dire la strada è bella, cioè, non sono capace.
A- Impari adesso?
M- No, parlando con loro. Ci capiamo!
A- Parli qualche altra lingua?
M- No, il francese che parlavo in Costa DAvorio lho dimenticato
perché venendo in Italia parlavo solo italiano, linglese
lho fatto a scuola, ma sai, quello scolastico, cioè poca
roba.
A- E questo di tagliare la tuta?
M- Non è una cosa... In Italia lo facciamo molto perché
la tuta lunga è troppo lunga, invece quando fa freddo il pantaloncino
è corto. Allora abbiamo tagliato un pochino i pantaloni lunghi...,
e quando fa freddo la parte tagliata la mettiamo alla testa oppure al
collo, come una sciarpa.
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